martedì 18 ottobre 2011

RICORDO DI UGO MARANO, SCULTORE STRAORDINARIO





















ARTISTA ECLETTICO E GENIALE

La vignetta, pubblicata alcuni anni fa, evidenzia un giovane
Marano e quel che resta della sua opera la Fontana Felice,
distrutta dai vandali.
Restano tuttavia le piastrelle di ceramica, ricche di
straordinaria fantasia, che rivestono l'antistante seduta
curvilinea nella piazzetta di San Pietro in Camerellis al
salernitano Corso Garibaldi.


Dell’eclettico e geniale artista recentemente scomparso,
il poeta Rino Mele ha tra l’altro scritto:

“””””Era già notte quando ieri mi ha chiamato Olga Chieffi.
Così ho saputo che Ugo, scultore straordinario, aveva fermato
il tempo della vita, l’onda lunga nella quale gloriosamente
aveva nuotato -e quasi allontanandosene- come il più bravo
degli acrobati sull’asse del vento, amava precipitare fino
alle stelle mostrando la sua capacità di fare e trasformare,
attraversato dal piacere di rappresentare l’urlo del
silenzio e i gridi afoni di una stessa maschera.
Cosa significa che è morto s non che ha fermato le sue mani
sulla creta. Che modellava, un ultimo colpo di spatola sul
vuoto. Scolpire, rappresentare, in latino si dice fingere:
lui faceva arte già pensando, prevedeva nelle parole
il manufatto da realizzare. Leopardi aveva detto “io nel
pensier mi fingo” per dire le sue rappresentazioni interiori
ed era l’sercizio tentato ogni giorno dal nostro amico, e
gli bastava prlarne per mostrarcene la lontana perfezione).
Aveva l’arrogante dolcezza di attribuire la bellezza a ogni
parola, gesto, linea appena fermata su un foglio. (…)
Negli anni Settanta, Ugo Marano faceva delle feste
culturali straordinarie nella sua amata Capriglia.
Erano le “Feste delle idee” e lui ne era regista sommo ma
anche servo di scena, attore, operaio delle macchine celesti
che ogni teatro nasconde per mostrare la meravigliosa leggerezza.
(…) Era molto conosciuto e amato in Germania e un po’
dappertutto. Lavorava il legno, il ferro, la ceramica,
disegnava su tutto, anche l’aria gli bastava per scrivervi
la sua pena felice, fermarvi un gesto, l’impronta appena
pensata, quel fare che l’arte illude nel desiderio inconsumato
dell’impossibile bellezza”””””

Massimo Bignardi, docente universitario, ha ricordato alcune
tappe del poliedrico percorso artistico di Marano:
“”””". Dal 1966 all'inizio del 1972 Marano lavora con i
ceramisti di Vietri al recupero ed al rilancio della ceramica
vietrese. In quel periodo inizia a creare le prime sculture
di ferro con una tendenza interna all'informale. A questo
periodo risale la sua prima personale, la mostra in piazza
tenuta ad Amalfi nel 1968 dove espose sculture di ferro
insieme ad altri disegni.
Marano ha sempre avuta una molteplicità di interessi sul
piano artistico che lo hanno portato ad essere di volta
in volta una sorta di artigiano del ferro, del legno,
della ceramica, alla ricerca di una riscoperta della
manualità volta al recupero storico delle antiche forme
di produzione umane.
Il suo "ceramicare", ovverosia la creazione di un oggetto
ottenuto mescolando i due "elementi primari" terra e acqua,
che implica il gesto manuale del plasmare, modellare, può
essere letto come la volontà di tornare a forme arcaiche
di esistenza (creazione) nelle quali l'artista individua
una età d'oro dell'uomo naturalmente felice. L’Ateneo
salernitano, nei primi anni del Duemila, gli ha conferito
la Laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione.
Dagli anni Ottanta è stato impegnato nel campo del design;
in tale veste è stato invitato a diverse edizioni
della rassegna “Abitare il tempo”, tenutasi a Verona”””””.

Per Irene Biolchini anche il mare di Cetara era fonte
di ispirazione e forza creatrice dell'artista:
“””””Lavorare la ceramica significa per Marano tornare
al mare, alla terra. Il percorso non è solo artistico,
ma letterale: dopo le esperienze a Ravenna, dove si forma
all'Accademia, e a Roma, dove lavora per alcuni anni in
Vaticano, l’artista sceglie di tornare a vivere in Costiera,
sceglie cioè di tornare al mare.
“Io decisi di ritornare a Cetara -dichiarerà Marano-
forse proprio per questo mare che mi richiamava a casa”.
Sul finire degli anni Sessanta l’artista si dedica al ciclo
dei Ferri –li esporrà ad Amalfi nel 1969- un lavoro in cui
il mare non è solo fonte di ispirazione, ma è autentica
forza creatrice. I pezzi in ferro venngono infatti lasciati
dall’artrista sulla sponda, sarà il mare a trasformarli,
a fare emergere zone rugginose e aree salmastre. Marano
tenta con questo lavoro di raggiungere un primordio, uno
stadio zero della natura e dell’opera”””””.

sabato 15 ottobre 2011

VINCENZO DE LUCA QUARTO SINDACO PIU' AMATO D'ITALIA

















Nella classifica di Monitorcittà il battistrada è
Piero Fassino, sindaco di Torino, seguito da Flavio
Tosi (Verona), da Matteo Renzi (Firenze) e da Vincenzo
De Luca, che precede il sindaco di Napoli Luigi
de Magistris.

Nell'anno celebrativo del 150° anniversario dell'Unità
d'Italia De Luca è partito verosimilmente da QUARTO...

domenica 9 ottobre 2011

IL RE DEL PORTO HA PRESO IL LARGO - La Cina è vicina e Confindustria lontana...




























Agostino Gallozzi, che peraltro era stato
presidente di Confindustria Salerno negli ultimi
quattro anni, ha deciso di “navigare” fuori da
Confindustria anche per le ben note polemiche
degli ultimi tempi e per la decisione del Collegio
nazionale dei probiviri di precludergli l’accesso
a cariche elettive per un quinquennio.

L’occasione si presta per rivedere alcuni spunti
satirici sulla figura e l’opera del cavaliere
del lavoro.