Il 31 dicembre scorso l’amico Antonio ha festeggiato l’ultimo giorno dell’anno e il primo giorno … di riposo, dopo quarant’anni di brillante servizio svolto fino ai massimi vertici delle Ragionerie Provinciali dello Stato.
L’occasione è stata propizia per i ricordi, ma uno è rimasto indelebile, davvero nero su bianco, insomma: di-se-gna-to…
Negli anni ’60 Antonio comprò una bicicletta… usata. Da un amico. 1000 lire. 500 in contanti e 5…”pagherò” (sulla parola) da 100 senza interessi. Con altre due, tremila lire le fece cambiare aspetto. La rese più nuova di una appena uscita di fabbrica. E se la riguardava.
Un giorno a Cetara ebbe la sfortuna di forare. Era Sabato Santo. Botteghe di meccanici non ce n’erano. Intanto era vicinissima la sera e occorreva affrettarsi per il rientro a Salerno.
Con quella ruota “a terra” lui proseguiva in uno stato di angoscia. Sentiva una fitta al cuore a ogni scossone, a ogni balzo della gomma sgonfia. Già vedeva il tubolare interamente maciullato.
Voleva fermarsi. Proseguire a piedi. Gli dissi di darmi la bicicletta, avendo intuito la sua pena psicologica, e gli passai la mia antidiluviana “Wolsit”.
Ora correva. Non sentiva più lo stridio della ruota. Io invece sì. Ma proseguivo come non lo sentissi. E cantavo per “confondere” l’attento udito di Antonio.
Otto forature riparò Don Emilio.
E mi sentii in dovere di partecipare alle spese…
L’occasione è stata propizia per i ricordi, ma uno è rimasto indelebile, davvero nero su bianco, insomma: di-se-gna-to…
Negli anni ’60 Antonio comprò una bicicletta… usata. Da un amico. 1000 lire. 500 in contanti e 5…”pagherò” (sulla parola) da 100 senza interessi. Con altre due, tremila lire le fece cambiare aspetto. La rese più nuova di una appena uscita di fabbrica. E se la riguardava.
Un giorno a Cetara ebbe la sfortuna di forare. Era Sabato Santo. Botteghe di meccanici non ce n’erano. Intanto era vicinissima la sera e occorreva affrettarsi per il rientro a Salerno.
Con quella ruota “a terra” lui proseguiva in uno stato di angoscia. Sentiva una fitta al cuore a ogni scossone, a ogni balzo della gomma sgonfia. Già vedeva il tubolare interamente maciullato.
Voleva fermarsi. Proseguire a piedi. Gli dissi di darmi la bicicletta, avendo intuito la sua pena psicologica, e gli passai la mia antidiluviana “Wolsit”.
Ora correva. Non sentiva più lo stridio della ruota. Io invece sì. Ma proseguivo come non lo sentissi. E cantavo per “confondere” l’attento udito di Antonio.
Otto forature riparò Don Emilio.
E mi sentii in dovere di partecipare alle spese…
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