sabato 24 gennaio 2009

ARCHEOLOGIA...SATIRICA / GIOVANNINO GUARESCHI







Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (Roccabianca, 1º maggio 1908Cervia, 22 luglio 1968), scrittore e giornalista italiano, oltre che caricaturista e umorista. È lo scrittore italiano più venduto nel mondo: oltre 20 milioni di copie.[1]
La sua creazione più famosa è Don Camillo, il robusto parroco che parla col Cristo dell'altare maggiore. Il suo antagonista è il sindaco comunista del paese (nella trasposizione cinematografica Brescello, nella Bassa reggiana), l'agguerrito Peppone, diviso tra il lavoro nella sua officina e gli impegni della politica. (Vikipedia)

Arrestato per aver “punzecchiato” Benito Mussolini, e molti anni dopo in prigione 13 mesi per una non ancora chiarita diffamazione in danno di Alcide De Gasperi, è interessante cosa Guareschi scrisse nel 1954 della vicenda del “ta-pum” (il processo De Gasperi) quando, entrato nel le Carceri di S.Francesco a Parma, alla vigilia del termine per ricorrere in appello, all’inatteso arrivo di Mario Scelba in via Righi, Giovannino non volle riceverlo e il ministro aspettò tre ore prima di andarsene:
“””No, niente Appello. La mia dignità di uomo libero, di cittadino e di giornalista libero è faccenda mia personale e, in questo caso accetto solo il consiglio della mia coscienza. Riprenderò la mia vecchia e sbudellata sacca di ‘prigioniero volontario’ e mi avvierò tranquillo e sereno in quest’altro Lager.
Ritroverò il vecchio Giovannino fatto d’aria e di sogni e riprenderò, assieme a lui, il viaggio incominciato nel 1943 e interrotto nel 1945. Niente di teatrale, niente di drammatico. Tutto semplice e naturale.
Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione”””.

Dell’autore della fortunata serie di Don Camillo e Peppone, best sellers della letteratura, e non solo umoristica, si ammirano in alto una vignetta dall’emblematica impronta, un disegno … della carta d’identità (alla nascita…), due schizzi di quando Guareschi faceva il soldato a Potenza (Giuliooo, ci mostri una foto della caserma?...), disegni di Giovannino agricoltore e ristoratore, due caricature dell’epoca della condanna e, infine un vero capolavoro di allegoria dedicatogli alla morte da Alberto Fremura, altro grande della satira.

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