lunedì 19 ottobre 2009

ARCHEOLOGIA SATIRICA / CARLIN



Carlin era più bravo a scrivere o a disegnare ?
Era bravissimo a disegnare e a scrivere !
E’ molto ricca la sua biografia, ma per economia di spazio è essenziale la seguente tratta da Wikipedia:
Carlo Bergoglio, noto anche con lo pseudonimo di Carlin (Torino, 1º aprile 1895 – Torino, 25 aprile 1959), è stato un giornalista, scrittore e disegnatore italiano.
Originario di Cuorgnè, esordì nel 1912 come caricaturista per il Guerin Sportivo. Dopo la prima guerra mondiale (fu ufficiale di fanteria) collaborò assieme a intellettuali come Attilio Mussino e Angiolo Silvio Novaro con la rivista torinese d'ispirazione cattolica Cuor d'oro (1922-1926) e riprese l'attività al Guerin, di cui diventò inviato e caporedattore. Seguì particolarmente il ciclismo e il calcio; ritrasse numerosi ciclisti e ideò, nella rubrica L'araldica dei calci, apprezzate mascotte delle squadre di calcio italiane, simbologia utilizzata ancora oggi da società, giornalisti e tifoserie.
Nel 1945 lasciò il Guerino e accettò l'offerta di Renato Casalbore, che lo nominò vicedirettore del neonato Tuttosport; nel 1946 pubblicò il libro Vita segreta dei giri d'Italia, e nel 1949 sostituì Casalbore, scomparso nella tragedia di Superga, alla direzione di Tuttosport. Morì improvvisamente nel 1959, a 64 anni; gli fu dedicata la Pinacoteca comunale di Cuorgnè.
Del vignettista, del giornalista scrisse un toccante articolo Gian Paolo Ormezzano quand’era direttore di “Tuttosport”: “Chi scrive queste righe ricorda, ad esempio, il travaglio che c’era dietro una vignetta la quale voleva semplicemente far ridere. Carlin era polemico in primo luogo con se stesso, perché era onesto ed artista e non voleva usare l’estro per nessun alibi. La vignetta sovente era per lui una macerazione, era una doverosa resa all’evento che, masochisticamente, aveva voluto essere trattato male da Carlin.
Di Carlo Bergoglio giornalista e scrittore, Ormezzano raccontava la sua grande ammirazione:
“Ci sono articoli suoi freschi sempre. (…) Rileggendo adesso le sue righe, si nota come egli scriveva anche per il dopo, un dopo lontano. Noi quasi sempre ci affanniamo a scrivere per il subito.
Le sue critiche, essendo state improntate all’onestà, sono eterne perché l’onestà è valore eterno. Le sue polemiche, improntate alla satira, all’umorismo, sono eterne. (…)
Resta tutto valido, tutto in piedi di Carlin.
Egli fu scrittore di quelli che si consegnano ai tempi con articoli che sono subito storia, pur nascendo come cronaca”.
Lo spazio tiranno consente di evidenziare solo due perle: il ciclista che sobbalza sul pavè e questi due poetici appunti scritti da inviato al Tour de France e al Giro d’Italia:
L’ABITUDINE - Stanotte Pezzi sognava di essere in corsa. Allora ha allungato macchinalmente la mano, ha trovato la borraccia sul comodino (i corridori non la mollano mai) e s’è schizzato l’acqua sulla testa. Poi ha… continuato a correre senza svegliarsi. (Tour de France 1949)
SENTIMENTO - Nel giorno di riposo a Venezia, una bambina di Mestre ha mandato a Coppi i confetti della sua Prima Comunione. Erano rosa. (Giro d’Italia 1952)

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